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Togliere la pelle delle labbra
È un mese che ogni tanto mi tolgo la pelle delle labbra, ultimamente lo faccio almeno 5 volte al giorno.
Mi tolgo la pelle fino a far uscire sangue per poi far cadere la goccia su un foglio. Esatto ho un foglio con il mio sangue. Non so il motivo del perché io faccia questa cosa ma mi da un senso di calma.
Volevo sapere se c’è un motivo preciso di solito e come posso superarlo.
Grazie.
Figlio violento, come gestire la situazione?
Mio figlio non ascolta a volte non torna a casa, non rispetta l'autorità di noi genitori ed è violento se non ottiene quello che vuole, una volta ho dovuto chiamare il 118,non vuol farsi aiutare. Cosa possiamo fare?
1 risposte - LeggiCome superare la difficoltà di socializzazione?
Salve,
Sono una ragazza di 30 anni. Pensavo da tanto di scrivere e fare un passo verso uno psicologo, e non ho mai trovato il coraggio. Oggi mi sono imbattuta qui e spero di poter iniziare qualcosa.. credo di avere molti motivi per scrivere ma quello principale è che Ho sempre fatto lavori a contatto con il pubblico e ultimamente sto lavorando presso una catena di supermercati molto importante. È una grande azienda e mi trovo a contatto con molte persone, a volte sento come se avessero paura di me, perché sono una persona chiusa e silenziosa,se qualcuno prova a chiaccherare con me è come se mi bloccassi,non mi vengono più argomenti e arrossisco. Inoltre tutti fanno presente la mia espressione, ovvero sembro sempre arrabbiata o triste,ma in realtà non lo sono. Questo mi porta a vivere dei disagi, perché mi sento a volte isolata e non è quello che vorrei. Mi piacerebbe intraprendere un percorso psicologico, anche fare degli incontri,non appena sarà possibile per via del virus, con uno psicologo . Grazie a tutti.
Necessità di una diagnosi per la sindrome di Asperger?
Ho 22 anni e sono praticamente certa di essere Asperger. So di esserlo perchè a 16 anni andai da uno psicologo, un amico di famiglia, che mi disse che ne aveva il forte sospetto ma mi ha sconsigliato di proseguire con la diagnosi, anche perchè mia madre è molto contro (non a caso mi mandò solo da lui). Ma arrivata ad oggi sto peggio di ieri, e sento di avere bisogno di una diagnosi anche solo per poterne parlare e poter far capire a chi mi circonda chi sono, perchè sono cosciente di fingere la maggior parte del tempo, o di spegnere tutto ed estraniarmi per non sbagliare sempre. Sono brava a socializzare, ma vivo tutto questo con il terrore di sbagliare, offendere, infastidire, mettere a disagio, invadere, prendere troppa attenzione, interrompere o annoiare, e immediatamente dopo ho bisogno di totale solitudine perchè ho dei crolli emotivi che non riesco a condividere con nessuno, mi sento in colpa sempre, anche solo per non riuscire a capire alcune cose che poi mi dispiacciono. Cerco già di lavorarci ma ultimamente, col periodo di chiusura, si stanno ampliando le paranoie e l'ansia sociale, le ossessioni che non riesco a sfogare con nessuno perchè così come io non capisco alcune cose come la gelosia, la mancanza o la vergogna, chi ho intorno non capisce me, e io non so spiegarmi senza partire dal presupposto che sono Asperger. Ne ho parlato con le amicizie più strette e lo accettano senza problemi, ma so che mia madre ignora il problema per non affrontarlo e questo mi fa sentire come se non mi volesse così come sono. Non capisco perchè si arrabbia dal punto di vista logico, non capisco perchè cerca di impormi altri comportamenti che evidentemente mi fanno stare male, ma capisco empaticamente che ha paura anche lei come me, che tutti i comportamenti che ho intorno sono umani, sono i miei a non esserli. Ho bisogno di una diagnosi perchè sono stanca di sentirmi così fuori da tutto, senza essere parte di niente, ma non ho disponibilità economica, non so come funziona adesso a distanza, e non so a chi dovrei rivolgermi. Qualcuno può spiegarmi quali sono i passaggi da affrontare?
1 risposte - LeggiMia figlia parla da sola
Salve, mia figlia ha 8 anni, frequenta la terza elementare, è sempre stata una bambina introversa, fa fatica a rapportarsi ai suoi coetanei, ha molta fantasia quando gioca a casa, sia da sola che con la sorella più piccola, ma spesso la vedo parlare da sola, fa interi discorsi, di situazioni più o meno reali, in cui e come se parlasse sia lei che un altro personaggio, ma lei non ammette di avere un amico immaginario. A scuola non è a suo agio, le maestre lamentano un' eccessiva distrazione, come se con la mente fosse altrove. Il rendimento scolastico è discreto. Vorrei sapere se devo preoccuparmi e se è il caso di portarla da uno psicologo. Grazie per l' attenzione
1 risposte - LeggiSoffro a pensare al mio ragazzo che si masturba
Salve!
Questa mattina ho sentito il mio ragazzo masturbarsi in bagno. Eravamo entrambi a lavorare in soggiorno e lui ad un certo punto si è alzato e senza dire niente è andato in bagno e il mio sesto senso mi ha fatto capire subito le intenzioni, poi ho avuto la conferma dai rumori.
Specifico che non ho provato alcun tipo di gelosia, la nostra vita sessuale è soddisfacente per entrambi, ma piuttosto una sensazione di panico con tachicardia nel rendermi conto che lo stesse facendo.
Solo a ripensarci, mi pare che sia come un ricordo doloroso ma contemporaneamente la cosa mi ha eccitata tantissimo e io stessa dopo mi sono masturbata ben 4 volte (lo specifico perchè mi sembra un dato importante).
Io sono molto aperta sessualmente e non penso che la masturbazione sia un tabù ecc non mi sento in competizione e anzi, è bene che lo faccia sia per soddisfacimento suo sia per migliorare la durata dei nostri rapporti. (Quindi ci vedo solo cose positive).
Credo il problema sia realizzare che lui sia una persona indipendente da me e tollerare l'ansia che ne deriva (io soffro di ansia abbandonica e dipendenza affettiva) ma ho bisogno di un riscontro in tal senso perchè sono passate ore e sono ancora turbata (ed eccitata).
Dentro ho una lotta tra componente emotiva e razionale.
Grazie a chi mi risponderà.
freno inibitorio: cosa significa?
Salve buonasera volevo sapere cosa significa non avere freni inibitori
3 risposte - LeggiCosa mi succede? Non provo affetto per nessuno
Buonasera, mi trovo a scrivere qui e nn so perché, non per sminuire nessuno ma mi fa sentire una senza speranze ma poi in fondo mi sembra l ultima risorsa.
sono consapevole di nn avere mai avuto una vita "normale" , genitori separati mamma giovane padre quasi del tutto assente e tutte le cazzate che potrei dire, ho paura d farlo solo x giustificarmi,solo x autocompatirmi.
ho sempre creduto d avere il controllo su tutto ma nn e mai stato cosi, ora mi ritrovo quasi sola, ho lasciato da un mese un uomo che mi amava incostantemente da 5 anni perche nn provo piu nulla, ma ne verso lui ne verso nessun altro.
nn ho affetto x nessuno, nn me ne frega d nessuno ne se stanno bene ne se stanno male.
mi sento un mostro, una piccola inutile donna.
Perchè vivere?
La domanda di questi giorni è : Perché Vivere?
Non riesco a trovare qualcosa per la quale valga la pena vivere, l’unica cosa che mi tiene qui sono i miei genitori e mia sorella, loro non meritano un dolore così grande, non meritano di perdere una persona alla quale vogliono tanto bene. Tutti gli altri se ne farebbero una ragione, starebbero male un pochino, ma poi passerebbe tutto. Io perché devo continuare a “vivere” una vita che non mi porta da nessuna parte ? Perché devo vivere? Non vedo un futuro, non mi piace studiare, non mi fiderò mai di nessun ragazzo. So per cosa devo vivere ma non so per cosa VOGLIO vivere.
Tutto ciò che faccio lo faccio per impiegare il tempo, è solo un palliativo, nell’attesa che il giorno finisca. Il problema è che quando un giorno finisce, ne inizia un altro e tutto si ripete come il giorno prima.
Non ho la forza di andare avanti, non ho la forza per fare niente, non ho la forza di studiare, di leggere, di amare la vita. Amare la vita…ma poi perché? È qualcosa che ho voluto io?
No, io non volevo nascere.
Se non fossi nata adesso non avrei nessun problema, se non fossi nata, nessuno piangerebbe per la mia morte.
E invece devo stare qua, costretta, per far giocare qualcuno che si annoiava e ha deciso di creare il mondo. Sempre se questo qualcuno esiste. Se non esistesse sarebbe ancora peggio. Sarei qui per pura casualità.
Il mondo è cattivo, le persone sono cattive, è tutto pieno di sofferenza, soffriamo tutti e non abbiamo il coraggio di porre fine a tutto ciò. Vorrei che il mondo finisse e si portasse via tutti i dolori e la cattiveria dell’umanità. Sarebbe meglio per me, per tutte le persone che vivono adesso e che vivranno in futuro. Smettiamola di fare figli, smettiamola di mettere al mondo persone che soffriranno, spezziamo questo cerchio, finiamola di essere stupidi ed egoisti. Noi soffriamo e cerchiamo di stare meglio giocando con la vita degli altri. Dovrebbe essere illegale favoreggiare il proseguimento della vita sulla terra.
Qual è il senso di tutto ciò?
Tutto ciò che facciamo è un modo per impiegare del tempo dato che abbiamo avuto la sfortuna di nascere.
Mi sento vuota, mi sento senza uno scopo, mi sento triste, depressa. Prima non ero così, prima apprezzavo qualsiasi cosa…che stupida! Adesso ho aperto gli occhi, ho capito che razza di fregatura è la vita.
Che cattiveria immensa.
Faccio bene a lasciare l'università?
Salve,
Sono le 5:00 di notte ed io non riesco a dormire ! Il pensiero che mi affligge è: devo lasciare o no l'università ?
Ho 23 anni e brevemente cerco di raccontarti la mia storia ! Ho frequentato il liceo classico senza troppi problemi,studiare mi piaceva , andavo bene , i prof mi adoravano,non era pesante passare ore ed ore sui libri e riuscivo anche fare altre attività come ad esempio frequentare una scuola di danza classica ( per ben 13 anni,ho iniziato all'età di 6 anni). Poi,verso il quarto anno di liceo ho iniziato a pensare a cosa poter fare all'università e mi sono convinta giorno dopo giorno di voler diventare un medico così dopo il liceo ho provato il test d'ingresso a medicina con esito negativo. Ho provato altri test lo stesso anno con esito positivo ed ho così deciso di iscrivermi a farmacia perché a livello di esami era la facoltà più affine alle materie del test d'ingresso e quindi dando gli esami di farmacia avrei potuto prepararmi meglio per il test visto che uscendo da un liceo classico la mia preparazione nelle materie scientifiche era molto scarsa. Però forte della convinzione di voler fare il medico,mentre frequentavo il primo anni di università alla Sapienza di Roma,mi sono iscritta anche ad un corso privato di preparazione al test di medicina della durata di un anno intero che ho frequentato con piacere e successo ( in chimica ero la prima della classe). Il primo anno a farmacia é andato bene,ho dato 7 esami e mi piaceva quello che studiavo però ero sempre più convinta di voler fare medicina così l'anno dopo ho riprovato il test con esito ancora negativo ed ho continuato a fare farmacia dando altri 5 esami. Al terzo tentativo finalmente sono riuscita a superare il test di medicina e così ho lasciato farmacia ma non ne ero del tutto convinta perché in quei due anni mi ero appassionata molto ad una nuova materia cioè la chimica che fino ad allora non avevo mai avuto modo di studiare bene,però pensando al futuro e al lavoro che sarei andata a fare mi sono trasferita a medicina ( cambiando anche città ,perché il test è Nazionale e sono finita in Molise,quindi ho dovuto lasciare Roma che adoravo. ) Il primo anno a medicina è stato traumatico,non sono riuscita a fare nemmeno un esame. Ero molto scoraggiata,depressa,triste e demotivata ma grazie ai miei genitori ho deciso di darmi un altra possibilità iniziando il secondo anno a medicina ma come ripetente perché non avendo dato neanche un esame ho dovuto rifare il primo anno. Prima di iniziare di nuovo il primo anno avevo la possibilità di fare esami sia a settembre che a dicembre ma ho saltato entrambee le sessioni così ora sono arrivata alla sessione di febbraio ma non è cambiato nulla. Emotivamente mi sento uno schifo,mi sento una fallita perché ho ripetuto il primo anno,una perdente inconcludente,inoltre non mi piace la città in cui mi sono dovuta trasferire per studiate medicina,qui non ho amici mentre a Roma avevo delle amiche fantastiche e anche una vite sociale al di fuori dell'università,andare a lezione mi pesa sempre di più , i professori non mi piacciono ( mentre alla Sapienza li adoravo e li ascoltavo estasiata) mettermi sui libri è diventato un trauma, passo le giornate con il libro davanti ma senza studiare nemmeno una pagina , mi sento molto male se penso a tutti i sacrifici che i miei genitori hanno fatto per farmi studiare,a tutti i soldi investiti e a tutta la fiducia che mi hanno dato quindi sono molto depressa anche fisicamente non mi riconosco più ( ho messo su qualche chilo perché per l università sono sempre nervosa e a volte mi sfogo sul il cibo ). Ogni giorno mi alzo con il terrore di affrontare un altro giorno deludente e vado a dormire sempre insoddisfatta perchè non studio niente e dispiaciuta e con un enorme senso di colpa perché sto ingannando i miei. Mi sento tremendamente stupida e incapace perché tra 3 giorno ho l'esame e non ho studiato niente ancora una volta dopo aver fatto così per un intero anno. Così penso che lasciare tutto questo sia la cosa migliore così potrei anche aiutare i miei nell'azienda di famiglia e fare o la commessa nel negozio di mio padre o la cameriera all'agriturismo dei miei. Però ho paura che lasciando l università commetterò l'errore più grande di tutta la mia vita e che un giorno me ne pentiró. Le ragioni che mi hanno spinto a fare medicina sono : aiutare il prossimo a guarire dalla sofferenza o a sentire meno dolore , lavorare in ospedale( che é un ambiente che adoro ) , capire come funziona il corpo umano nei minimi dettagli,prendermi cura degli altri. Ho sempre avuto questo sogno bellissimo da realizzare ,su questo non ho mai avuto dubbi e sono stata sempre convinta e determinata ma ora non è più così e sono sempre più disperata. E non so cosa fare....i miei sarebbero contenti di qualsiasi decisione io prenderó ma la paura di deluderli e deludermi ancora una volta è tanta...
Tu cosa ne pensi ?
Grazie infinite se mi risponderai
5 anni di relazione felice, poi ho baciato un altro.
Buongiorno, sono una ragazza di 23 anni e sono fidanzata da 5. Io ed il mio ragazzo non abbiamo mai avuto problemi in questi anni, pochi litigi e tanti bei momenti trascorsi insieme. Questa estate però, con gli esami universitari finiti e la prospettiva di un imminente cambio di vita con la laurea e l'inizio di un lavoro, mi sono sentita più libera da una serie di paletti imposti nella mia vita scolastica. Sono uscita di più con le mie amiche e mi sono rifugiata nell'alcol che mi ha regalato quella spensieratezza mai provata prima. In una di queste sere però ho conosciuto un altro ragazzo del mio paese, che ho continuato ad incontrare in diversi locali. Mi sono resa conto che provavo attrazione per questo ragazzo e non più per il mio fidanzato. Ne ho subito parlato con lui perchè riflettendo ho capito che forse ciò che ci teneva uniti era un profondo affetto e l'abitudine. Lui ci è rimasto male e non si sentiva come me. Ho continuato ad incontrare l’altro ragazzo per i locali e una sera mentre parlavamo mi ha dato un bacio a stampo. Ovviamente non ho detto nulla al mio ragazzo e siamo partiti una settimana per le vacanze, piena di litigi sempre per i miei dubbi e dove ho fatto molta fatica a trovare quell'intimità che un tempo era normale. Ho riflettuto tanto sul nostro rapporto e sono arrivata a pensare che forse mi sono accontentata, che tanti lati del suo carattere mi innervosiscono e lui pur di stare con me spesso si trattiene e si adegua alle mie volontà. Tornati dalla vacanza avevo deciso di prendere un periodo di pausa, ma sono arrivati i risultati della TC di suo padre con diagnosi di etp pancreatico al quarto stadio. Lo sconforto della prima settimana è stato enorme, poi dopo aver trascorso due giorni a casa del mio ragazzo, il sabato sera sono uscita con le mie amiche. Distrutta dalla notizia e rendendomi conto di essere bloccata in una situazione più grande di me mi sono lasciata andare un pò con i drink. Alla festa c'era anche l'altro ragazzo al quale avevo detto che ci saremo rivisti a settembre perchè sapevo che mi sarei lasciata. Ci siamo appartati per parlare, ma invece ci siamo baciati. Sul momento mi sembrava una cosa giusta per me, non mi sono sentita in colpa, io che ho sempre sostenuto che il tradimento non è una cosa ammissibile perchè significa non portare rispetto alla persona con cui si sta. Da quella sera questo ragazzo l'ho rivisto una sola volta, sempre in un locale, ed abbiamo parlato. Ho rifiutato un suo invito ad uscire perchè sarebbe troppo. La notte stessa mi ha mandato un messaggio, al quale ho risposto dicendo di lasciarmi in pace e da lì non ci siamo più sentiti. E' un mese ormai che non ho contatti con questo ragazzo ma io non smetto di pensare a quello che è successo. Mi dico che se l'ho fatto un motivo ci sarà, forse al mio ragazzo voglio solo un gran bene. Io l'ho sempre visto come mio futuro marito e padre dei miei figli. Non so come possa essere cambiato tutto in tre mesi. Mi chiedo se lo stress della laurea, il pensiero che tra qualche mese inizierò a lavorare e che la mia vita prenderà un'altra piega possa influire anche sul rapporto di coppia. Avrei bisogno di allontanarmi dal mio ragazzo per capire, ma con suo padre in queste condizioni non mi sento così libera di farlo. Vorrei aspettare un periodo più tranquillo ma so che non ci sarà perchè la situazione sarà sempre peggio. Egoisticamente parlando, vorrei far passare la mia laurea, che è a fine Novembre, per stare io più tranquilla ed affrontare un problema alla volta. Così però mi rendo conto di far star male il mio ragazzo perchè mi vede più distaccata e fa di tutto per farmi sentire più amata, pensando che il problema sia la noia dell'abitudine e non un tradimento. Io mi rendo conto che non gli sto dando le stesse cose che lui dà a me. Mi ritrovo spesso a pensare a quest'altro ragazzo, quando esco lo cerco nei locali dove vado. Lui è un tipo completamente diverso dal mio fidanzato, esce con molte ragazze ed io sono solo una delle tante con cui ha trovato una certa attrazione. La mia paura è che lasciare il mio ragazzo per un tipo come lui, che molto probabilmente a me non pensa nemmeno più, sarebbe l'errore più grande della mia vita. Voglio lasciare il mio ragazzo solo se mi rendo conto di non amarlo più e non per un’altra persona. So anche che questo tradimento pesa tantissimo sulla mia coscienza, vorrei dirglielo perchè fondare un futuro su una bugia non è pensabile per me. Allo stesso tempo ho paura perchè mi ha sempre detto che un tradimento non lo perdonerebbe mai e principalmente gli darei un altro dolore oltre a quello che già sta attraversando. Sono davvero in difficoltà; se non ci fosse stata la notizia di suo padre mi sarei comportata diversamente. Avrei preso una pausa e magari ora starei meglio, ma da quella notizia non mi sono sentita di lasciarlo solo e dargli un altro pensiero. In più so che avrei tutta la mia famiglia contro perché è un ragazzo adorabile e adorato dai miei genitori. Non so come posso fare a capire se gli voglio solo bene o se è solo un periodo di grande confusione che prima o poi passerà. Io sono molto afflitta perchè mi chiedo come mai questi dubbi siano nati proprio ora che la situazione è così complicata; lasciarlo ora significherebbe lasciarlo nel momento del bisogno e non lo augurerei nemmeno al mio peggior nemico. Grazie in anticipo. Cordiali Saluti.
1 risposte - LeggiFelicemente fidanzata ma penso al mio ex
Sono una ragazza di 22 anni e da quasi 7 mesi sono fidanzata con un ragazzo stupendo. Con lui c'è molta complicità mentale, è bello intelligente e non litighiamo praticamente mai. Tuttavia sempre più frequentemente mi ritrovo a pensare al mio ex, a sognarlo e a addirittura sperare di incrociarlo. Con il mio ex siamo stati insieme 2 anni, una relazione super intensa ma piena di alti e bassi ed è finita perchè in un periodo litigavamo troppo (non perchè non c'erano i sentimenti). Ci siamo lasciati un anno fa, ho passato i primi mesi con la rabbia dentro ma ora che mi è passata sono curiosa a voler capire come è diventato ora e come staremmo insieme, anche se ho paura di rovinare tutto.Le poche volte che l'ho sentito (perchè anche a lui manco e a volte mi cercava) avrei voluto raccontargli un sacco di cose, ma so che ora sono fidanzata e non è il caso.
Fino a che punto è normale pensare ad un ex? è normale essere felicemente fidanzata e a modo mio amare la persona con cui sto ora ma pensare all'ex che si aveva amato con tutta se stessa? Cosa faccio?
Asessuale o...?
Salve. Sono una ragazza di 22 anni (da compiere a gennaio), da molto tempo mi turbano non pochi pensieri e sensazioni che non si soffermano soltanto sulla mia sessualità problematica, affatto... Questa è una piccola premessa doverosa perché vi è anche la possibilità che possano esistere dei condizionamenti in atto, tramandati da esperienze e intervalli di tempo precedenti. Sinceramente spero sia così. Ho sofferto in passato (durante le medie e superiori) di derealizzazione cronica, depressione, ansia generalizzata e pensieri ossessivo-compulsivi che riuscivano a protrarsi anche per più giorni nella loro fase più intensa ; tutto ciò in seguito ad episodi di bullismo verbale che mi hanno portato ad un'emarginazione e solitudine profonda. Attualmente mi sento meglio, più sicura ma allo stesso tempo sempre confusa, conservando una patina, spessa anche se non sembra, di necessità di mantenere le distanze. Inoltre a volte mi sento bloccata, soprattutto se devo agire per il futuro, come congelata, ho molte idee e passioni varie ma mi sento come ancorata all'immobilità; Ho un carattere naturalmente introverso e sensibile e questi eventi traumatici, almeno per la mia persona, mi hanno portato ad allontanarmi ancora di più, vivo nel mio mondo fatto di fantasticherie e passeggiate in mezzo alla natura in solitaria. Da molto tempo penso di voler entrare in terapia solo che, a dirla tutta, non trovandomi in situazioni economiche eccellenti ciò mi ha sempre in qualche modo 'bloccato'...e non saprei se rivolgermi ad un analista o sessuologo, vista la varietà delle 'difficoltà'. In passato sono andata da due psicologi (uno situato al liceo) che mi hanno aiutato ad affrontare l'angoscia del momento ma se mi ritrovo ancora a fare questi discorsi penso che ci sia ancora molto margine di miglioramento... Detto ciò, rientrando nell'argomento principale, ossia la mia sessualità, ciò mi turba profondamente perché mi piacerebbe almeno riuscire a godere la mia sessualità e invece no, neanche questo piacere, ciò risulta essere un problema ingombrante a dismisura, portando alla creazione di una grande invidia per la stragrande maggioranza della popolazione mondiale... Più nello specifico e cercando di descrivere le mie sensazioni sull'argomento...ho pensato che, all'epoca, la derealizzazione che si è protratta per qualche tempo e lo stato pietoso del mio stato d'animo avessero potuto deviare in qualche modo il desiderio di avere un po' d'intimità con qualsivoglia persona, dato che a momenti provavo vergogna nel mostrare la mia persona fisica mentre passeggiavo per strada ai passanti. Soltanto che vorrei aver fatto qualche passo avanti al giorno d'oggi, ho 22 anni e non sono più giovanissima, avrei potuto capirci qualcosa fino ad oggi almeno e invece niente . Ho letto che l'asessualità dovrebbe manifestarsi, come concetto base, in mancanza d'attrazione sessuale... In realtà sembrerà strano a dirsi ma non so se io l'abbia mai provata o meno, nel senso che non sono molto brava ad etichettare le sensazioni che provo e a dire con certezza che è stato così, trovo tutto molto vago e vario. Parto dicendo che sono molto romantica, quando vedo un ragazzo riesco a capire se mi piace o meno fisicamente anche se sono piuttosto cerebrale e considero altri aspetti molto importanti, perciò da quel punto di vista è chiaro. Il fatto è che non ho mai provato Quella pulsazione imminente, tranne rarissime volte(si possono contare sulla punta delle dita), altre volte(sempre raramente) una sorta di eccitazione sì, qualche volta anche in maniera abbastanza intensa, ma sto notando che accadeva maggiormente verso i due annetti fa, circa, in ogni caso tutto ciò svaniva nel rapporto vero e proprio il 95%delle volte. Inoltre le mie fantasie sono piuttosto bizzarre e ricorrenti quando mi masturbo, e la natura di esse è la fonte di una buona parte delle mie inquietudini; ad esempio immagino spesso di essere un uomo con membro annesso...(ovviamente) e di avere rapporti con donne ed uomini. Ora. Io sono fermamente convinta di voler restare donna e mi considero anche abbastanza femminile, non ho mai avuto tendenze o desideri che potessero far pensare di voler appartenere all'altro universo. Detto ciò vi ringrazio, ci ho impiegato un po' per scrivere ciò, è stato uno sfogo... Saluti
1 risposte - LeggiPerché le religioni non vengono considerate una psicopatia?
Buongiorno, mi é sorto un dubbio fantafilosofico, ma perché credere in un essere onnipotente invisibile, con cui si parla con monologhi in solitaria e in comunità non é considerata un disturbo patologico?
Forse perché ci credono in tanti?
Come salvare una frequentazione? Non sono pronta a rinunciare a lui
Spettabili specialisti, confido in un vostro aiuto o opinione che possa aiutarmi a risolvere questa situazione. L’anno scorso ho avuto modo di conoscere un ragazzo che mi ha subito attratto non tanto per il suo aspetto fisico ma per la sua vivacità e dialettica. All’inizio ero molto spaventata, perché avevo paura di un ennesima delusione, ero molto timorosa, mentre lui era partito in quarta. Ciò mi ha portato a sparire per poi ritornare da lui. Dopo questi tentennamenti iniziali la nostra frequentazione e’ continuata. C’è sempre stata una cosa che mi ha infastidito ovvero che lui chiamasse spesso altre coppie o organizzasse uscite in comitiva con i suoi amici. Alcune volte per non deluderlo ho partecipato e durante queste uscite mi sono sentita esclusa, lui stesso passava l’intera serata a parlare con i suoi amici senza rendermi partecipe. Molti sono stati anche i rifiuti da parte mia a volte perché non mi sentivo bene, altre volte perché non ne avevo voglia e perche’ per me era più importante passare del tempo solo con lui. Circa un mese fa’ mi propone l’ennesima uscita in comitiva. Gli ho detto subito che non sarei andata ma che se lui aveva piacere di partecipare poteva tranquillamente andare. Non gli ho mai negato di vedere i suoi amici e mai mi permetterei di farlo. Inutile dirvi che lui se l’è presa e in seguito mi ha mandato dei messaggi che mi hanno portato per l’ennesima volta a chiudermi in me stessa e a scomparire per una settimana. Successivamente l’ho contattato io spiegandogli il motivo del mio allontanamento e cosa mi dava fastidio: l’invito dell’uscita in comitiva che sembrava essere un imposizione, il fatto che chiamasse spesso i suoi amici quando dovevamo uscire noi due e che fosse venuta a mancare l’intimita’ da diversi mesi a causa di un problema fisico. Quest’ultima cosa non mi faceva sentire desiderata e in me si era insinuato il dubbio che solo la mia compagnia non gli bastasse. Lui invece mi ha detto che con il tempo ha iniziato a pesargli il fatto che io non partecipassi alle uscite e che non è sicuro che io gli piaccia caratterialmente perché mi ritiene una persona chiusa e non sociale. È da quasi un mese che non ci vediamo ma comunque ci sarà un confronto. Sono moralmente distrutta e mi manca davvero molto. Io voglio una persona che mi stia accanto, che mi sostenga e con la quale costruire qualcosa di serio e un futuro assieme. Ma lui a quanto pare appare tentennante perché teme che io possa ostacolare la sua vita sociale. L’idea di non vederlo e sentirlo più mi fa stare male, mi rende triste e ritengo che non sia semplice trovare una persona come lui e non sono pronta a rinunciarvi. Era la prima volta che litigavamo e la prima volta che ho affrontato il problema in modo diretto, non vorrei veramente mandare tutto all’aria.
1 risposte - LeggiAnsia nel parlare e timidezza
Buonasera vorrei che ascoltasse la mia storia così da poterle descrivere il mio problema.
Ho 19 anni e sono uno studente universitario, un ragazzo abbastanza timido e introverso e molto legato alla mia famiglia.
Sin dalla mia infanzia ho avuto problemi a rapportarmi con gli altri soprattutto con persone sconosciute e a causa della mia timidezza ho incominciato a scoprire i miei problemi di comunicazione dato che mi bloccavo ogni volta che parlavo molto spesso anche balbettando.
A scuola elementare non davo molta attenzione a questi aspetti perchè avevo stretto amicizia con tutti sin dalle scuole materne però i problemi sorgono a scuola media quando oltre ai miei amici/compagni delle scuole elementari si aggiunsero altri ragazzi provenienti da altre scuole.
Ogni mattina per me era un continuo cambiamento perchè quando mi sedevo vicino ai miei amici/compagni che conoscevo mi trovavo bene,parlavo anche se erano sempre presenti le difficoltà comunicative dovute alla mia "ansia" nel parlare mentre quando mi sedevo vicino ai compagni nuovi per me era un continuo trauma dato che non riuscivo a dire la prima parola e subivo vari giudizi negativi che vivevo molto male soprattutto quando tornavo a casa.
Quando mi iscrissi a scuola superiore,un itis, speravo che qualcosa cambiasse ma niente di ciò per i primi due anni e oltre ai problemi personali si aggiunsero anche quelli di natura scolastica relativa ai voti ma riuscii comunque ad arrivare in terzo "tentennando".
In terzo qualcosa cambiò visto che si era rafforzato il rapporto con due miei compagni con cui mi trovavo a mio agio riuscendo ad arrivare in quinto con voti piuttosto buoni e a raggiungere la maturità nel 2020.Inoltre anche in questi ultimi 3 anni ho trovato molte difficoltà nell'esprimermi per esempio durante un'interrogazione da seduto vergognandomi molto perchè mi sentivo al centro dell'attenzione e non mi uscivano le parole.
Iscrivendomi all'università questi miei deficit sono venuti a galla perchè durante gli esami tramite pc mi emoziono,mi sento osservato,mi blocco nel dire una frase e spesso balbetto e gli esami non vanno come vorrei.
Ho un'enorme difficoltà sotto quest'aspetto forse perchè sono molto insicuro e mi fa molto male quando vedo gli altri esprimersi in modo eccellente prendendo ottimi voti.
E' come se prima degli esami avessi una doppia ansia, non solo quella dell'esame e di ricordare bene le cose che ho studiato ma anche l'ansia nel parlare bene e per me tenerle a bada non è affatto facile.
Quell'ansia che mi sale quando mi viene fatta una domanda è terribile. Ma non solo, anchè nelle attività extrascolastiche come andare a fare la spesa le parole non escono e mi trovo obbligato a cambiare parola per non bloccarmi,delle volte evito anche di uscire di casa per paura di essere giudicato e di suscitare una brutta impressione.
Lo so bene che è tutta una questione psicologica ma non riesco a cambiare in nessun modo.
Da piccolo credevo che timidezza,ansie e paure potessero scomparire con il tempo ma nessun cambiamento.
Mi hanno dato consigli su come risolvere il problema come per esempio affrontare le mie paure però la vedo come una montagna insormontabile.
Secondo lei è un problema che si può risolvere?Sono normali questi problemi a 19 anni?
Cosa mi consiglia?
Mi scuso per eventuali errori ,la ringrazio per aver letto la mia storia e spero di ricevere una risposta.
Sono in crisi per il mio futuro
Sono una ragazza di diciannove anni e mi ritrovo all'inizio del mio percorso universitario in completo panico. Ho iniziato l'università quest'anno e dopo tre mesi dall'inizio mi ritrovo a pensare praticamente ogni giorno su come sarà il mio futuro e a mettermi ansia da sola. Per farti capire meglio l'università per me è stata una cosa che ho intrapreso un po' improvvisando. Prima della pandemia e di diplomarmi la mia idea era quella di prendermi un anno di pausa per vivere un'esperienza all'estero (cosa che sogno da sempre) per imparare meglio l'inglese. Quando però, gli ultimi mesi di scuola la situazione non migliorava la mia famiglia mi ha messo difronte ad una scelta: università o lavorare ma qui in Italia. La seconda proposta la vedevo come una perdita di tempo: non mi sarebbe stato utile per migliorare l'inglese e avrebbe ritardato l'inizio dei miei studi. Sapevo già che avrei voluto iniziare l'università una volta concluso l'anno all'estero quindi dopo aver convinto i miei mi sono iscritta a beni culturali ( percorso che avevo già intenzione di intraprendere una volta tornata in Italia). Adesso però mi sento come demoralizzata, non ho voglia di studiare e a causa della situazione in cui siamo non mi è stato possibile fare amicizia, in più io sono anche una fuori sede quindi mi sentirei in colpa a lamentarmi con i miei genitori che stanno già facendo tanti sacrifici. Insomma, diciamo che non era proprio come me l'aspettavo, di certo la situazione non aiuta però pensavo che studiare ciò che mi appassiona da sempre mi sarebbe piaciuto e sarebbe stato gratificante ma adesso ogni volta che penso ad aprire un libro mi vengono in mente mille altre cose più interessanti da fare.
3 risposte - LeggiInterruzione di psicofarmaci
Salve, vorrei avere un consulto riguardo la mia situazione.
Io soffro di ansia e angoscia da quattro anni... Il sintomo più frequente è confusione mentale che mi destabilizza del tutto.
Quattro anni fa, in seguito ad un periodo di forte ansia da cui non riuscivo ad uscire mi furono prescritti Cipralex e Xanax da una psichiatra... Che però non ho più visto in quanto lei situa in Sicilia ed io a Roma... Negli anni li ho presi e sicuramente mi hanno aiutata a tenerla sotto controllo.
Anche se a momenti avevo comunque delle ricadute... Ho fatto di rado psicoterapia ma mai un percorso continuo per mancanza di denaro...
Prendevo 10 gocce di Xanax al mattino e 10 la sera e 12 gocce di cipralex la mattina.
Ho provato ad interromperli definitivamente lo scorso anno, dato che non sentivo il bisogno di prenderli e molto spesso lo dimenticavo.
ma dopo 3 mesi dalla sospensione ho avuto una ricaduta, per evitare di ritornare a passare il periodo di ansia sono tornata a riprenerli.
Quest'anno è successa la stessa cosa, dopo qualche mese ho iniziato a dimenticare di prenderli, non faceva una cura assidua quindi a Settembre ho deciso nuovamente di sospenderli dato che mi sentivo bene.
Ieri mi è tornato un attacco di panico dopo 4 anni che inevitabilemtne mi ha riportato da quakche giorni a rivivere forte angoscia e forte confusione mentale, come se non riconoscessi ciò che mi circonda.
Non so se è paura della paura, o effettivamente sintomi da interruzione di psicofarmaci.
Se fosse così, quanto durano i sintomi da sospensione?
Dovrei tornare a riprenderli per poi scalarli pian piano?
Io ero felice di averli interrotti, vorrei non prenderli più ma non voglio nemmeno riprovare quel senso di depressione e panico...
Attendo vostre, grazie mille!