Il mio ragazzo, la sua famiglia, la convinvenza
Salve, mi chiamo Sara e sono fidanzata con il mio ragazzo da quasi 5 anni, abbiamo entrambi 26 anni, io lavoro, lui studia e lavora da poco. Il mio problema nasce dal suo rapporto con la famiglia: sono una famiglia molto unita, all'interno della quale io mi sono sempre trovata bene. Voglio sinceramente bene ai suoi genitori e alla sorella, che mi hanno sempre trattata come una di famiglia. Tuttavia c'è un problema: noi viviamo ormai da tre anni in una casa condivisa con altri due coinquilini, dove il mio ragazzo è andato inizialmente a vivere da solo per stare più vicino all'università. Dopo un anno anche io mi sono trasferita con lui. Sua mamma dispone di un palazzo di 4 appartamenti di proprietà, e io sto spingendo per poterne liberare uno dove poter vivere da soli, perchè mi pesa la situazione attuale. A lui pesa meno, ma dice che comunque ha intenzione di andare a vivere con me, e, dopo l'ennesima mia dimostrazione di malessere, visto anche che entrambi abbiamo trovato lavoro, ha chiesto alla madre di liberarci un appartamento. La risposta è stata che si sarebbe attivata subito, ma ci sarebbe voluto del tempo perchè attualmente hanno bisogno di soldi per aprire un ristorante alla sorella del mio ragazzo (che ha 30 anni e non ha mai lavorato: la madre, ritenendola evidentemente incapace di costruirsi un futuro lavorativo in autonomia, ha deciso di investire moltissimo per aprirle ex novo un locale). Questa cosa mi fa molto arrabbiare, anche se mi rendo conto che non si tratta della mia famiglia, e forse dovrei evitare di intromettermi così tanto. Eppure non riesco a farne a meno, forse proprio perchè mi hanno sempre trattata come una di famiglia, e mia "suocera" è venuta da me a dirmi "mi spiace ma per la casa dovete aspettare perchè mi servono soldi per mia figlia". E, soprattutto, mi fa arrabbiare l'atteggiamento condiscendente del mio ragazzo, che sostiene che i genitori sono in un momento difficile, che dobbiamo avere pazienza, e che se hanno deciso di aiutare la sorella piuttosto che lui in questo momento è la scelta giusta. Io non condivido questo atteggiamento, e il fatto che lui sia così "tollerante" mi fa pensare che non voglia davvero andare a vivere da solo con me: infatti, dopo essere rimasto d'accordo con la madre che avrebbe avviato le pratiche per liberare la casa, non le ha più chiesto nulla, e sono passate 3 settimane. A tutto ciò si aggiunge il fatto che lui, molto indietro con l'università, si sente in colpa nei confronti dei genitori e mi ha confessato, in una crisi di pianto, che non crede di meritare nulla da loro. Intanto però la sorella, che gli ha dato meno soddisfazioni e più problemi di lui, non si fa di questi scrupoli. Ne abbiamo parlato tantissime volte, ogni volta litighiamo e parliamo per ore, ma evidentemente non riusciamo a risolvere il problema, perchè dopo qualche giorno, qualche settimana o qualche mese la discussione riesce. Credo che ci sia un problema di fondo che nessuno dei due riesce a capire, e vorrei un aiuto in tal senso. Grazie!