Non so come andare avanti
Salve a tutti, sono un ragazzo di 20 anni che studia medicina in inglese a Plzeň, in Repubblica Ceca. La scelta è stata fatta perché rispetto al metodo inutile con cui si studia medicina in Italia, con tanta teoria, faccio anatomia pratica, con parti di organi conservati, il che aumenta il mio interesse. Fin qui è andato tutto bene, ho superato tutti gli esami a prima botta, ma improvvisamente, non appena tornato dalle vacanze di Natale, sento che qualcosa è cambiato, non dal punto di vista di affrontare medicina, perché come ho detto mi piace tantissimo quello che sto facendo ed è per questo che ho anche sacrificato le mie vacanze di Natale, ma di affrontare la vita:mio nonno è morto il 5 gennaio a causa della PSP, una variante del Parkinson, ho pianto solo la sera ma adesso sono apposto, ma sento che in un modo o nell'altro questo sta influendo nel mio modo di affrontare le problematiche e la sofferenza in generale perché lui, pur essendo malato era volenteroso di continuare a vivere perché si è sempre sacrificato, io invece sento che in una situazione del genere avrei preferito mortificarmi ed addirittura suicidarmi sapendo di non poter contare su di una cura per debellare la malattia; mi fa anche male il fatto che sono troppo ipocondriaco ed ho paura della morte, quando c'è gente che soffre, come la piccola Giorgia che sta avendo un rigetto dopo aver ricevuto un trapianto di stomaco negli USA, o un portiere di 25 anni che è morto dopo aver deciso coraggiosamente di farsi sedare per non soffrire più a causa del sarcoma osseo che lo ha portato via. Insomma, sto vivendo con dei sensi di colpa, perché non mi sento coraggioso come loro se dovessi ammalarmi di un tumore, e pur non credendo molto nell'aldilà certe volte penso che i morti possano vederci e giudicarci, come mio nonno, che non sarebbe di certo contento di come mi sento adesso, ma anche perché di certo non esistono al mondo medici ipocondriaci o che vivono di ansie e sensi di colpa come me, quindi questo mi fa pensare che dovrei purtroppo cambiare strada se non riesco prima ad uscire da questa situazione. E poi i medici sono coloro che dovrebbero in un modo o nell'altro trasmettere tranquillità ai malati, usando l'empatia; io mi considero empatico, generoso ed altruista, ma purtroppo non in pace con me stesso, perché non accetto di essere così come mi sono appena descritto. In conclusione, secondo voi, che cosa mi conviene fare tra continuare e smettere? E soprattutto, è il caso di iniziare una terapia?
Cordiali saluti