Che cos’è la cannabis?
La cannabis è una pianta appartenente alla famiglia delle Cannabacea che viene utilizzata in moltissimi settori, tra cui il tessile, l’energetico e il farmacologico. I principi attivi presenti in maggior quantità nella cannabis sono due:
il THC, molecola che conferisce gli effetti psicoattivi e le proprietà terapeutiche, grazie al legame che crea con i recettori degli endocannabinoidi (sostanze endogene simili a quelle della pianta prodotte dall’organismo stesso) del sistema nervoso e di numerosi altri organi del corpo umano; questi recettori portano all’attivazione di alcuni circuiti dopaminergici, responsabili degli effetti della cannabis;
il CBD, o cannabidiolo, molecola che ha degli effetti inibitori e rilassanti, insieme a numerose proprietà benefiche.
Secondo il National Survey on Drug Use and Health del 2010, la marijuana e l’hashish, derivati dalle infiorescenze femminili essiccate della cannabis, sono le droghe più comunemente consumate in Europa e negli Stati Uniti. Ben il 19% dei giovani italiani e il 22% dei francesi ne ha fatto uso nell’ultimo anno.
Effetti psicologici e fisici immediati derivanti dall’utilizzo di cannabis
Gli effetti dell’uso di cannabis variano da persona a persona, sono direttamente correlati al contenuto di THC e sembrano dipendere dallo stato mentale al momento dell’assunzione.
10 minuti dopo avere assunto la cannabis, i livelli di THC aumentano e raggiungono il picco in 1 ora. L’effetto continua per circa 3 ore se fumata e parecchie ore in più se ingerita. Gli effetti immediati fisici più comuni sono:
alterazioni cardiovascolari, come aumento della frequenza cardiaca e vasodilatazione, responsabili del rossore agli occhi,
secchezza della bocca,
analgesia moderata.
Gli effetti psicologici conseguenti all’uso di cannabis sono invece:
senso di fame e aumento dell’appetito,
diminuzione della funzione intellettiva,
aumento di ilarità e loquacità,
problemi di memoria,
mancato controllo del movimento, con poca stabilità e riflessi ridotti,
sonnolenza e apatia,
alterazioni dello stato di coscienza oniroidi,
allucinazioni, paranoie e attacchi di panico.
Quando diventa un problema? Effetti psicologici e fisici a lungo termine sulla salute mentale
Nel lungo periodo possono verificarsi danni ai neuroni e allo stato psicologico. Vediamo cosa dice la scienza sugli effetti a lungo termine.
Il consumo di cannabis causa alterazioni nell’ippocampo, una zona del cervello ricca di recettori per i cannabinoidi che svolge un ruolo importante nella memoria. Di conseguenza, si associa a difetti della memoria episodica, riguardante i ricordi autobiografici, e della memoria a breve termine, nonché una difficoltà nel ricordare nuove informazioni. Generalmente questo sintomo non è permanente e tende a scomparire all’interrompere l’assunzione.
Uno studio del 2018, in cui si è monitorato un gruppo di adolescenti per 4 anni, ha correlato il consumo di cannabis con il danno delle funzioni cognitive, in particolare i domini di memoria di lavoro, ragionamento percettivo, controllo inibitorio e qualità del ricordo, in misura molto maggiore rispetto al danno provocato dall’alcool. Secondo un’altra ricerca del 2012 condotta dalla Duke University, i rischi della marijuana aumentano notevolmente se assunta prima dei 18 anni: l’uso frequente causerebbe danni cognitivi permanenti nei domini di intelletto, memoria e attenzione, perché il cervello si sta ancora strutturando e organizzando ed è particolarmente vulnerabile. Dalla ricerca risultò che chi aveva iniziato a consumare marijuana da adulto, non mostrava gli stessi danni nelle funzioni cognitive.
Secondo una ricerca del 2009 di Wayne Hall e Louisa Dagenhardt, che sia consumata occasionalmente o in maniera continua, la cannabis può aumentare la probabilità di sviluppare disturbi psichici, soprattutto ansia e panico, psicosi, depressione, manie, paranoie, disturbo delirante, disturbi comportamentali, oltre che intossicazione e tumori delle vie aeree. Le psicosi sono frequenti soprattutto negli adolescenti e si crede siano slatentizzate (emerse da ciò che prima era latente) dalla cannabis.
La cannabis può creare dipendenza, più psicologica che fisica, con crisi di astinenza poco probabili e non gravi. Inoltre, la dipendenza da cannabis è molto minore di quella causata dalla nicotina e secondo alcuni ricercatori può persino aiutare per lasciarsi alle spalle dipendenze da droghe pesanti o da alcool.
L’utilizzo terapeutico in medicina della cannabis
La cannabis è nota anche per le sue straordinarie proprietà terapeutiche. Esistono delle formulazioni, posologie e dosi specifiche in base al disturbo da trattare che possono essere prescritte dai medici in diversi paesi, Italia inclusa.
La cannabis è prescrivibile in Italia come farmaco a pagamento per qualsiasi patologia per la quale ci sia una letteratura scientifica accreditata. Per la prescrizione gratuita a carico del sistema sanitario, sono attualmente riconosciute alcune patologie quali:
Sclerosi multipla e lesioni del midollo spinale
Dolore oncologico e cronico
Cachessia in anoressia e AIDS
Vomito e inappetenza da chemioterapici
Glaucoma
Sindrome di Tourette.
Questo campo è ancora relativamente nuovo. Ad oggi sono in corso numerosi studi che stanno ampliando il panorama di possibilità terapeutiche offerte dalla cannabis.
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Oggi ad esempio abbiamo parlato di cannabis.
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