Caso clinico: conseguenze della Depressione Perinatale Paterna

La storia di Anna e dei suoi genitori

Pubblicato il   / Ansia e Depressione
Depressione paterna

La Depressione Perinatale Paterna è una condizione patologica che si manifesta durante la gravidanza fino al primo anno di vita del bambino. Questa condizione di malessere deve essere riconosciuta e curata per evitare conseguenze negative sullo sviluppo cognitivo e affettivo del bambino e sulle relazioni familiari. Il caso clinico presentato evidenzia come le difficoltà di Anna, una bambina di tre anni, e le dinamiche familiari disfunzionali siano, almeno in parte, l'espressione e la conseguenza di una depressione paterna non riconosciuta.

La storia di Anna e dei suoi genitori

Nel febbraio 2019 mi contatta telefonicamente la mamma di Anna chiedendomi con urgenza un appuntamento sostenendo di non riuscire più a gestire la figlia. Al telefono specifico alla signora che al primo colloquio dovrà presentarsi solo con il papà di Anna. La signore obietta che sarà difficile, lei è sempre sola perchè il marito è sempre via per lavoro.

...i genitori di Anna

Al primo colloquio si presentano entrambi i genitori. In sala di attesa, quando li accolgo, sottolineo la presenza del marito. La signora si rivolge al marito abbozzando un sorriso, poi di scatto si gira, mi guarda e contrae la bocca in una smorfia. Sono entrambi di bell'aspetto, curati nell'abbigliamento e nella persona. la signora si dice affaticata e chiede un consiglio su come comportarsi con Anna.

...Anna

I genitori descrivono Anna come una graziosa bambina, dai grandi occhi azzurri e dai capelli ricci color mogano, curiosa ed allegra, capace di suscitare la simpatia e l'ilarità di tutti. Riferiscono con molta preoccupazione che Anna ha difficoltà a tollerare le piccole frustrazioni quotidiane: reagisce ai "NO" con scene di disperazione che mandano in tilt tutto il nucleo familiare. Durante il colloquio, la madre esprime un vissuto di colpa perchè quando la bambina fa i capricci non sa come gestirla: "Penso che io che sto in casa dovrei riuscire a gestirla. Quando Anna fa i capricci, mio marito si innervosisce, io mi agito, Anna fa scenate isteriche e io non so che cosa debbo fare".

...il nostro viaggio tra rabbia, paura, depressione e speranza

Nei colloqui successivi emergono un forte senso di colpa della signora verso Anna, una profonda amarezza e rabbia nei confronti del marito. La signora in lacrime sostiene di non aver nessun ricordo del primo anno di vita di Anna: "Ho un buco nero". Sollecitata, ammette che, in alcuni momenti, quando è triste, ha bisogno di tenere vicino a sè Anna, mentre in altri momenti, quando è stanca, l'allontana o si relaziona a lei come se fosse una bambina molto più grande. Riflettiamo quanto questo comportamento debba essere confusivo per la bambina. Con molta difficoltà e sofferenza la madre racconta che dopo la nascita di Anna il marito ha iniziato a star male: "Ci ha rifiutate, ha rifiutato Anna, non la prendeva mai in braccio, stava poco a casa".

Durante il racconto, il padre è silenzioso, tiene la testa china e la alza solo per brevi momenti per cercare di incrociare gli occhi della moglie. La signora con commozione racconta di quanto i primi anni siano stati duri: "Mi sentivo, sola, confusa,arrabbiata e spaventata perchè la persona che ci doveva proteggere era il nemico, ho dovuto occuparmi di Anna da sola". La signora descrive Anna come una bambina "faticosa, che chiede molto" ,che ha bisogno del contatto fisico e di continue attenzioni: "Non mi dà respiro, è sempre attaccata a me, è morbosa". Durante la seduta, mentre la signora parla, osservo con attenzione il marito, sembra sofferente, fatica a ritagliarsi uno spazio nel colloquio. Penso che probabilmente sia la stessa fatica che faccia in famiglia per trovare un suo spazio. Ad un certo punto interviene timidamente il marito: "Anna è attaccata a te, ma anche tu non la molli, sei sempre in mezzo". L'appunto del marito provoca una reazione molto forte della moglie. La signora con rabbia, una rabbia profonda e antica, inveisce contro di lui e lo travolge come un fiume in piena: "Ieri sera quando ho detto ad Anna che tornava papà dal viaggio, lei si è messa a gridare che non lo voleva".

Riflettiamo su chi non voglia veramente il ritorno del papà e quanto spesso i bambini si facciano portavoce dei disagi dei genitori. La signora si commuove e senza guardare il marito, con un filo di voce, dice: "Anch'io non lo voglio, abbiamo dei problemi, lui non ne parla ed io sono stanca". Cala il silenzio in stanza, il papà sembra sprofondare dentro la sedia. E' un momento intenso e profondamente doloroso per entrambi.

...riparare e ricostruire la relazione

Durante il percorso terapeutico i genitori di Anna hanno compreso che i capricci e la "morbosità" della loro bambina erano l'espressione di dinamiche disfunzionali sia della coppia sia familiari. Con il tempo è stato possibile parlare e affrontare il fantasma della depressione paterna e delle sue conseguenze sul contesto e sull'equilibrio familiare. Il papà ha iniziato un percorso di terapia individuale.

....un luogo empatico dove sia possibile entrare in contatto con le emozioni

La stanza di terapia è divenuta un luogo dove i genitori di Anna sono riusciti finalmente a mettere a nudo le proprie emozioni, le reciproche delusioni e i dolori più profondi; dove entrambi hanno potuto "rivedersi" e ritrovarsi nella loro fragilità e nella loro forza. La signora è riuscita ad esprimere al marito non solo la sua rabbia, ma anche il dolore, il suo sentirsi allontanata da lui, la sua impotenza nel non riuscire a comprenderlo e ad aiutarlo. Il papà di Anna ha trovato la forza, ma soprattutto la serenità per parlare dei suoi vissuti, ha potuto finalmente esternare, senza schiaccianti vissuti di colpa e senza sentirsi un mostro, la sua rabbia e la sua passata incapacità di amare Anna.

...guardare al futuro e lasciare andare

Con molta fatica entrambi hanno compreso di amarsi ancora e, pronti a guardare al futuro, stanno imparando a perdonarsi reciprocamente. La signora ha aiutato il marito ad avere un rapporto con Anna, ha smesso di essere "ingombrante", ha fatto un passo indietro e ha lasciato spazio al marito permettendogli di sbagliare e di riparare con Anna.

Anna è più serena: i capricci e le "scenate isteriche" sono un ricordo lontano. Il momento dell'addormentamento è diventato un momento di incontro, di intimità e di complicità con il suo papà. Ogni sera, quando non è via per lavoro, il papà legge ad Anna una storia e la mamma può fare altro, la mamma ora può lasciare la sua bambina al papà, adesso può lasciarla nelle "mani" del suo papà.

BIBLIOGRAFIA

  • Brazelton, T. B; Cramer, B. (1990). Il primo legame. Frassinelli editore
  • Novick, K; Novick, J. (2013). Il lavoro con i genitori. Franco Angeli editore
  • Winnicott, D. W. (1991). Dalla pediatria alla psicoanalisi. Feltrinelli editore